GLOSSARIO ETICO E IL LAVORO NELLE SCUOLE a cura del CRIC
Il razzismo è sposare il concetto che esistano delle razze umane e identificare delle razze migliori o superiori rispetto ad altre, ciò però porta all'emarginazione da parte della società di coloro che sono apparentemente diversi, deridendoli e usandoli come valvola di sfogo per i propri fallimenti. Sinceramente questa è una cosa che non mi spiego. Come si può odiare una persona solo per il colore di pelle, la forma degli occhi o la lingua parlata? Sentire razzismo mi fa venire il voltastomaco. Non mi capacito come nel 2021 sia ancora possibile. (dal Glossario Etico)
Queste sono solo alcune delle frasi espresse dalle ragazze e dai ragazzi delle scuole superiori in Calabria, Puglia e Sicilia durante gli incontri che abbiamo realizzato con loro quando ci siamo post* alcune domande: quanto sono antiche e profonde le radici del razzismo? E i pregiudizi? Cosa c'è di culturale, di storico o di sociale di in un sistema di pensiero discriminatorio? Cosa vogliono dire concretamente gerarchia tra gruppi umani e rapporti sociali iniqui? Lavorare nelle scuole cerca di creare uno squarcio in quella che sembra un'assodata e impenetrabile cortina di sicurezza emotiva e culturale che avvolge il passato coloniale italiano, e più in generale il colonialismo come predazione e sopraffazione istituzionalizzate, e da cui hanno origine il sistema di pensiero razzista e il linguaggio razzializzante in un perpetuo rimosso storico. Ci si rende conto di quanto i processi di razzializzazione siano pervasivi e si arriva alla consapevolezza che, come scriveva Paola Tabet, la costruzione sociale del razzismo viene perpetuata nella vita di ogni giorno. Quando parliamo di pratiche antirazziste, di come decostruire il razzismo o dell'importanza di utilizzare un linguaggio consapevole, ci troviamo spesso e volentieri a confrontarci con persone che pongono già un'attenzione a questi aspetti. Lavorare nelle scuole, che nei loro microcosmi rappresentano piccoli prototipi della società, permette di fare un lavoro collettivo in cui tutte le attitudini siano rappresentate ed espresse, per una riflessione che sia ancorata alla realtà, che rimbalzi dai media agli stereotipi, da ciò che viene proposto da chi anima gli incontri ai sentimenti individuali e collettivi, fino ad arrivare agli slanci per un umanità più giusta. In questo consiste la ricchezza del lavoro con le ragazze e i ragazzi, soprattutto quando hanno la possibilità di confrontarsi con chi la razzializzazione l'ha vissuta sulla propria persona e diventano allora propensi a rimettere in discussione certe verità date per scontate utilizzando l'empatia per sviluppare spirito critico e un nuovo modo di leggere la propria realtà. Mettono in atto processi di cambiamento. Quello che emerge infatti sono una voglia di comprensione e un senso di giustizia che ha senso coltivare insieme a loro, partendo da quello che è il loro sentire e arricchendolo di contenuti laddove manca uno spazio di riflessione e di approfondimento nella costruzione del sapere (dentro e fuori scuola).
Nei laboratori che abbiamo realizzato, ci siamo soffermat* in particolare sul funzionamento delle filiere agroalimentari che ripropongono, cosi come ogni ambito della società d'altronde, strutture discriminatorie. Siamo partit* da un assunto: mangio dunque sono. Ciò che portiamo sulle nostre tavole ogni giorno, infatti, la dice lunga sul nostro modo di stare al mondo, di relazionarci con le altre persone, di vivere il nostro territorio e di abitare la natura. Il modo in cui la nostra società si organizza attorno all’approvvigionamento alimentare, ci racconta anche molto dell’organizzazione sociale che la regola: è indicativo del rapporto tra cittadini e cittadine, attori e attrici della produzione alimentare da una parte e istituzioni dall’altra e condiziona il benessere, la salute, la qualità dell’ambiente e la giustizia sociale. Quando scegliamo cosa portare in tavola, possiamo preferire un sistema incentrato sulla quantità a scapito della qualità, oppure un sistema fondato sul riconoscimento del valore del cibo. Nel primo caso il nostro approvvigionamento sarà da produzioni ad alto impatto ambientale, che impoveriscono le risorse, inducono a sistemi alimentari squilibrati, generano patologie socio-sanitarie, disuguaglianze nell’accesso al cibo, declino dei piccoli produttori e delle piccole produttrici e di intere zone rurali. E che sfruttano i lavoratori e le lavoratrici agricole, perché considerate persone senza dignità, allo scopo di abbattere ancora di più i prezzi di vendita e quindi di generare maggiore profitto per chi produce e distribuisce. Nel secondo caso decidiamo di scegliere salute, dignità, lavoro. Scegliamo un cibo che è arte e cultura, è legame con la propria terra e con le proprie radici, che si offre come mediatore di relazioni, intreccia tradizioni, ecologia e cultura e si fa promotore di processi di coesione sociale e di ri-territorializzazione. Ma soprattutto scegliamo un cibo senza sfruttamento, che lotta contro il precariato, contro la mancanza di diritti che rende vulnerabili e infiamma i discorsi e le azioni razziste e xenofobe. Nelle classi ci siamo post* la domanda: il mio modo di fare la spesa e di mangiare ha davvero tutta questa importanza? Certamente! E anche di più. Informarci, conoscere, scoprire, dialogare, toccare con mano ci rende cittadine e cittadini attivi e partecipi della creazione di comunità giuste e costruttive. Questo lavoro di scoperta e di approfondimento si è tradotto nell'elaborazione di un Glossario Etico nel quale le osservazioni da loro espresse sono state sistematizzate al fine di da dare risalto alla capacità di riflessione, analisi e lettura del contesto della parte più giovane delle nostre comunità che invece viene troppo spesso dipinta dalla classe politica come immatura. Sviluppare lo spirito critico è il primo passo per assumere una cittadinanza attiva, antirazzista, propositiva, e sono proprio le voci delle ragazze e dei ragazzi ad indicarci la strada: Esercitare la virtù della riflessione, della ponderazione, avere diritto di dubitare delle informazioni trasmesse e la capacità di approfondire al di là delle apparenze. Ognuno di noi è dotato di uno spirito critico. Dovremmo imparare ad utilizzarlo nella maniera giusta cercando le varie informazioni prima di esprimere il proprio pensiero su un determinato argomento. Lo spirito critico è la capacità di usare l’intelligenza per scegliere consapevolmente con uno sguardo al passato (ciò che c’è dietro alla lavorazione e alla produzione di quel prodotto) e al futuro (selezionando prodotti non inquinanti, a basso impatto ambientale).
Ringraziamo le classi che hanno partecipato al progetto e le/i docenti che le hanno accompagnate: Liceo Classico “B. Vinci” di Nicotera (RC), classi IV sez. A e B (2021/21), classi III sez A e B (2021/22) Istituto Tecnico Industriale “A. Panella – G. Vallauri” - Reggio Calabria, classe IIIAT (2021/22) Istituto di Istruzione Superiore G. Mazzini di Vittoria (RG), sezioni 4A - Liceo Linguistico, 3B Liceo delle Scienze Umane (2020/21) Istituto di Istruzione Secondaria Superiore Cipolla-Pantaleo-Gentile di Castelvetrano (TP), sezioni 4A, 4B, 4C e 4L del Liceo delle Scienze Umane, sezioni 4F e 4C del Liceo Scientifico (2020/21) Istituto Tecnico Economico "A. De Viti De Marco" di Casarano (LE), classi III BT, IIA AFM, IIIA SIA, III E, IIID E III B SIA (2020/21)
Tabet P. (1997). La pelle giusta, Einaudi Frisina A., Farina F. G., Surian A. (2021). Antirazzismo e scuole Vol.1, Padova Universuty Press Sei organizzazioni palestinesi nella lista delle associazioni terroristiche Il governo italiano intervenga 28 ottobre 2021 - Comunicato stampa Le organizzazioni della società civile sono estremamente allarmate per la recente decisione del Ministero della Difesa israeliano Benny Gantz di designare come “terroriste”, sei organizzazioni della società civile palestinese. Si tratta del culmine di una lunga campagna diffamatoria, denigratoria, di delegittimazione e intimidazione che il governo israeliano da anni sta portando avanti, anche con il supporto di organizzazioni come NGO Monitor, contro le organizzazioni della società civile palestinese impegnate nella difesa e promozione dei diritti umani. Il provvedimento si basa sulla legge israeliana contro il terrorismo adottata nel 2016, con la quale ampi poteri vengono dati al Ministero della Difesa riguardo all’adozione di misure amministrative, con gravi ripercussioni di natura penale. La minaccia incombente sui difensori per i diritti umani che lavorano per queste organizzazioni è quella dell’arresto, della chiusura delle sedi e della confisca dei beni. Se tutto ciò dovesse accadere, si creerebbe un danno significativo e concreto per la popolazione civile, in particolare donne e minori, che verrebbe privata di uno dei pochi strumenti di protezione contro le violazioni commesse da entità sia israeliane che palestinesi. L’intento persecutorio e la volontà di soffocare il cruciale lavoro svolto da queste organizzazioni sono evidenziati dal fatto che le ragioni addotte per la designazione risultano vaghe o indefinite. L’obiettivo di questa misura non è solo quello di screditare le organizzazioni designate, ma anche quello di marginalizzare l’importanza dei principi e degli strumenti del diritto internazionale, primo fra tutti il diritto all’autodeterminazione, che queste organizzazioni promuovono e perseguono. Inoltre, la decisione di accusare di terrorismo organizzazioni che da decenni sono impegnate ad altissimi livelli nella promozione dei diritti umani e la cui reputazione e stima è comprovata da numerosi riconoscimenti internazionali, incluso l’accesso diretto che è garantito ad alcune di loro agli organi delle Nazioni Unite in virtù dello stato consultivo speciale presso l’ECOSOC, e dalla cooperazione diretta anche con agenzie di cooperazione internazionale, tra cui quella italiana, è un messaggio politico intimidatorio che non può essere ignorato. Il Governo di Israele sta indirettamente accusando gli Stati e le organizzazioni intergovernative che hanno un passato di cooperazione con queste organizzazioni: i budget dei programmi finanziati alle organizzazioni sono infatti controllati dalle agenzie dei paesi donatori e i loro bilanci sono sottoposti ad audit annuali eseguiti da auditor esterni certificati come richiesto dalla legge palestinese. Tale decisione inoltre ha come obiettivo quello di far cessare il sostegno finanziario della comunità internazionale verso i diversi interventi umanitari, di sviluppo, di studio e ricerca realizzati da queste organizzazioni, il cui contributo alla protezione dei diritti umani e alla costruzione di una pace giusta basata sulle norme del diritto internazionale è essenziale. A fronte della chiara natura persecutoria dell’ordine militare, che lo rende di dubbia legittimità, le organizzazioni della società civile italiana chiedono che il Governo Italiano si adoperi perché la decisione venga immediatamente revocata, a meno che il Governo di Israele non dimostri, in maniera chiara e inequivocabile, la fondatezza delle accuse infamanti che sottendono alla decisione adottata. Così facendo, l’Italia eviterebbe il rischio di riconoscere o sostenere, anche indirettamente, condotte persecutorie e discriminatorie che ostacolano il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione, come riconosciuto da norme perentorie del diritto internazionale.
Piattaforma delle OSC Italiane in Medio Oriente e Mediterraneo AOI – Associazione ONG Italiane CINI – Coordinamento Italiano ONG Internazionali Link 2007 Società Civile per la Palestina Rete Pace e Disarmo
Ufficio stampa Francesco Verdolino Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. 3398129813 alcune delle attivitá realizzate en español - in italiano
A Manabí avanza il progetto, si lavora, fianco a fianco, comunità, associazioni, enti locali … adulti e giovani donne ed uomini, ricostruendo e riflettendo assieme sul futuro e sulla terra ed il lavoro e vita che si vuole per se ed i propri cari.
In questo anno lungo e complesso abbiamo imparato che non basta piantare un seme, lo scegliamo autoctono e resistente, frutto del lavoro di selezione di anni sul campo e non di laboratori brevettati. Lo accompagniamo (leguminose e ortaggi, cacao e piante forestali di varietà nazionale, piante da frutto …) per preservare, nutrendola, la terra. Perché la scelta agroecologica è consapevole, viene da lontano e puó portare lontano a comunità più resilienti e autonome.
Ed insieme alle comunità di San Vicente il percorso continua, perché autonomia e forza si possano costruire affrontando anche le relazioni di potere e violenza di genere, anche questo seme va coltivato con cura.
Infine, non solo la distribuzione dei kit agroecologici e le formazioni, ora va crescendo il ristorante di Puerto Cabuyal assieme con le capacità per gestire in autonomia tutto il ciclo, dalla pesca ala catena del freddo, alla vendita ed accoglienza dei turisti. In questo luogo magnifico ed apparentemente lontano, che speriamo presto possa essere visitato da tanti, per un viaggio non solo nelle bellezze ma anche per conoscere questa gente che con forza e determinazione vuole costruirsi un mondo migliore
pagina facebook del progetto https://www.facebook.com/Manab%C3%AD-Resiliente-CRIC-FIEDS-100817635371379 Il CRIC aderisce alla XVII Settimana d’azione contro il razzismo – Keep Racism Out, attraverso il progetto "Mangio dunque sono: scelte consapevoli per territori senza discriminazioni" realizzato con il contributo dell’UNAR #keepracismout #maipiurazzismo #unar Quest'anno abbiamo scelto di lavorare sulla comprensione critica delle filiere alimentari e sulla costruzione di una nuova narrazione del ruolo che le persone straniere ricoprono nella filiera agroalimentare italiana, sperando che questo contribuisca allo sgretolamento di pregiudizi e stereotipi che generano discriminazione e xenofobia. Utilizzeremo le parole quindi, sperando di stimolare una riflessione sull'importanza del linguaggio, perché non vengano usate in maniera strumentale e discriminatoria ma piuttosto per riportare alla realtà sostanziale dei fatti ed alla conoscenza reciproca.
Inizieremo con una Tavola rotonda domenica 21 marzo, dalle 10.00 alle 13.00, in diretta sulla nostra pagina facebook. Sarà l'occasione per confrontarsi su produzione del cibo, questioni storiche e decisioni legali e politiche che hanno portato al contesto attuale, diritto al lavoro dignitoso, responsabilità individuali e collettive nella scelta di modelli di consumo responsabili e, infine, esperienze positive e o problematiche nella proposta di territori ed esperienze partecipate. E poi, durante questa settimana, su tutto questo e molto di piú ci svelerá la nostra inviata speciale preferita Carla Diccitutto, nel corso di brevi ma illuminanti podcast ... da non perdere!
Il CRIC presenta un'indagine in 4 puntate sul mistero che sta avvolgendo l'Italia intera in questi giorni. Ci cadono le braccia! seguiteci, per entrare nel cuore della notizia!
Il testo è di Djarah Kan. Il sound design, montaggio e missaggio è di Bertrand Chaumeton Le voci sono di Chiara Condrò, Stefano Skalkotos, Giulio Pampiglione, Djarah Kan, Camilla Diez L'immagine è di Francesca Mariani CORSO DI FORMAZIONE SU DIRITTI E IMMIGRAZIONE per la lotta a ogni forma di sfruttamento e discriminazione Secondo e terzo incontro
Prosegue il corso di formazione realizzato dall’Associazione Progetto Diritti, nell’ambito del progetto “Open fields /Campagne Aperte: prevenire e combattere razzismo e xenofobia contro i lavoratori e le lavoratrici straniere nelle aree agricole dell’Italia meridionale ” finanziato dalla Commissione Europea e coordinato dal CRIC. L’obiettivo del corso è di sviluppare capacità e competenze utili ad informare e assistere gli stranieri e le straniere presenti in Italia. Conoscere le dinamiche migratorie, ed in particolare quelle che riguardano il nostro paese, approfondire la conoscenza normativa, gli orientamenti giurisprudenziali e le prassi normative, essere in grado di individuare gli spazi di azione concreta, poter consapevolmente azionare i diversi strumenti che l’ordinamento giuridico pone a disposizione per tutelare coloro che vivono ingiustizie e discriminazioni sulla propria pelle, è l’insieme degli obiettivi che l’attività formativa si pone, anche al fine di avviare prassi positive. Il corso è rivolto agli e alle studenti, agli operatori e alle operatrici legali, agli avvocati e alle avvocate, verrà data priorità a chi studia e lavora nelle tre regioni dove il progetto interviene, Calabria, Puglia e Sicilia PALERMO: il primo incontro, in collaborazione con l'Universitá degli Studi di Palermo, si é svolto il 12 marzo. Al termine di questo primo ciclo, la registrazione di questo come dei prossimi incontri sará resa disponibile alle molte ad ai molti che non hanno potuto partecipare, dato l'alto numero di richieste COSENZA – il secondo incontro, in collaborazione con l'Universitá della Calabria, mira a dare una visione di quelle che sono le dinamiche migratorie, ripercorrendo dall’origine i flussi di persone che arrivano in Italia, e fornire una panoramica delle opportunità attualmente previste, dal diritto internazionale e dall’ordinamento italiano, per l’ottenimento di un valido permesso di soggiorno BARI – l'ultimo di questo primo ciclo di incontri si realizzerá in collaborazione con L'Universitá degli Studi di Bari Aldo Moro, e si propone di fornire strumenti e informazioni aggiornati su quelle che sono le norme attualmente in vigore sui diritti dei lavoratori e sul contrasto al fenomeno dello sfruttamento lavorativo. Si parlerà delle possibilità per i lavoratori stranieri di intraprendere percorsi di regolarizzazione.
SCARICA IL PROGRAMMA 29 MARZO download . 30 MARZO download clicca qui per iscriverti ai corsi. 29 MARZO COSENZA . 30 MARZO BARI per informazioni sul progetto OpenFields / CampagneAperte per informazioni scrivi a Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. |