MISSION E VISION, CODICE ETICO E DI CONDOTTA DEL CRIC
CODICE ETICO E DI CONDOTTA DEL CRIC
MISSION E VISION
I modelli storici di dominio negli ultimi decenni si sono riprodotti attraverso l'imposizione del modello unico neo-liberista che ha continuato a generare in tutte le regioni del mondo, disuguaglianze, esclusione e subordinazione.
Le disuguaglianze fra centro-periferiria (nord/sud), caratteristiche strutturali del modello dominante, sono diventate “intollerabili”: più della metà dell'umanità è ormai destinata ad essere “esclusa” ed è diventata “inutile” o semplicemente strumentale.
I sud del mondo, intesi come luoghi di negazione e di esclusione, si diffondono indipendentemente dalla loro collocazione geografica, in connessione diretta di dipendenza funzionale ai nord.
La violenza e la guerra diventano sempre più alcuni degli strumenti di una strategia politica per gestire i crescenti conflitti centro-periferia (nord-sud) e per imporre un nuovo assetto geopolitico internazionale.
Si assiste ad una mercificazione generalizzata delle parole e delle cose, dei corpi e delle menti, della natura e della cultura. Le conseguenze del modello unico neo-liberista trascendono il campo economico:
calpestano i più elementari diritti degli uomini e delle donne, quando il modello si propone, invece, come liberatore e promotore di diritti e “civiltà” cancellano le culture ed i saperi dei popoli in favore di un'unica cultura omologante rendono impossibile, per le popolazioni , l'esercizio della sovranità sulle proprie risorse e la produzione di beni di cui hanno un bisogno essenziale , mentre l'azione dei mercati finanziari e la perversione degli interessi del debito pubblico costituiscono il fondamento di processi di impoverimento ed arricchimento che divaricano sempre di più l'abisso esistente tra ricchi e poveri minano alle fondamenta l'idea stessa di stato e di democrazia, relegando il ruolo dello “stato democratico” ad un puro compito di ordine pubblico-repressivo, costruendo fortezze in difesa dei privilegi di pochi/e atomizzano gli individui, relegandoli in una incertezza esistenziale ed in uno stato di insicurezza che attanaglia tutti e tutte.
In questo contesto, la cooperazione e in particolare l'aiuto umanitario diventano spesso arma politica funzionale al sistema e di amministrazione della povertà, invece che strumento di affermazione del diritto all'autodeterminazione dei popoli.
In questi anni si assiste ad una crescita della consapevolezza dei diritti da parte di cittadini/e del mondo, di associazioni, gruppi, reti, che in tutti i sud del pianeta si stanno mobilitando per rivendicare il diritto all' autodeterminazione e alla costruzione di altri mondi possibili, nel riconoscimento delle differenze e la valorizzazione (affermazione) delle identità.
E' un movimento di resistenza, opposizione ed alternativa che si unifica sulla necessità di instaurare ovunque nel mondo e in tutti gli ambiti della vita collettiva una democrazia di base, sul rifiuto delle diseguaglianze sociali e tra le generazioni, i sessi, le classi, i popoli ed i continenti, sull'esigenza di preservare la natura, l'aria, l'acqua, la salute fisica e psicologica di ogni essere umano, sulla necessità di ridefinire il diritto di cittadinanza locale e globale.
E' un movimento caratterizzato da un duplice ed incessante sentimento di appartenenza e differenziazione.
E' un movimento che opera nell'esplicitare i conflitti economici, sociali e politici, nella loro prevenzione e risoluzione nonviolenta.
All'interno di questo movimento che si sta delineando, le ONG devono ritrovare il senso della loro azione in coincidenza con i processi di cambiamento in atto:
in un'ottica di reciprocità, sia in termini di patrimoni e risorse da attivare che di resistenza ad un sistema politico ed economico ingiusto, escludente e totalizzante elaborando idee e sperimentando pratiche orizzontali, secondo principi di con-divisione e co-operazione che riconoscano pari autorevolezza a tutti i soggetti coinvolti in un processo di contaminazione culturale sostenendo processi di resistenza ed autorganizzazione nei vari sud del mondo.
Il Cric concepisce la cooperazione internazionale in primo luogo come cooperazione sud-sud, partendo dalle esperienze positive di condivisione di vissuti, valori e risorse, in un'ottica di scambio e reciprocità tra i Sud d'Italia e tutti i Sud del mondo, indipendentemente dalla loro collocazione geografica.